
L’indigo, la tinta vegetale nero/blu per i capelli
L’indigo è una polvere derivante dall’indigofera tinctoria (con questo nome lo troviamo nell’INCI), una pianta appartenente alla famiglia delle Leguminose, coltivata principalmente in Asia ed Africa nord-occidentale, le cui proprietà tintorie sono note sin dall’antichità e sfruttate soprattutto per le stoffe e nell’arte. La polvere è ricavata mediante un processo di fermentazione in acqua delle foglie, che poi vengono fatte seccare e finemente tritate.
Proprietà
L’indigo viene impiegato quasi esclusivamente per la sua capacità tintoria, dunque per la colorazione dei capelli. Inoltre, ha un ruolo nel purificare la cute grassa e con forfora. Come il nome suggerisce, la tinta che esso rilascia non è nera, bensì bluastra, e questo risulta evidente se viene utilizzato da solo sui capelli bianchi. Tuttavia, è noto e spesso commercializzato come “henné nero” in quanto, se applicato sui capelli castani, è perfetto per ottenere risultati variabili dal castano scuro al nero corvino, con riflessi blu/viola. Insieme alla lawsonia, permette di ottenere castani più caldi, nonché il mogano.
Come si usa?
L’indigo va preparato con acqua calda, evitando l’uso di sostanze acide. Preferisce infatti un ambiente neutro o leggermente basico per rilasciare il pigmento tintorio, ragion per cui molte ragazze amano aggiungerci un pizzico di bicarbonato o almeno del sale per aiutare a fissare il colore.
Non deve essere lasciato riposare nella ciotola oltre la mezz’ora: quando nella ciotola si forma la patina violacea, significa che è stato raggiunto il picco oltre il quale il rilascio di colore diminuirà, quindi è preferibile che venga applicato subito sui capelli affinché vi agisca direttamente.
Naturalmente è possibile combinarlo con l’henné ed altre piante tintorie e non, a seconda degli effetti cromatici e curativi desiderati. Va tenuto presente che non è in grado di legarsi alla cheratina del capello come fa invece la lawsonia, per cui usato da solo tende a scaricare, cosa che avviene in gran parte anche nelle primissime applicazioni su base hennata; occorre dunque insistere e non far passare troppo tempo tra un’applicazione e l’altra, almeno per le prime tre o quattro volte. Poi, quando si sarà fissato, sarà ben difficile da rimuovere.
Il consiglio è senz’altro quello di usarlo in combinazione con la lawsonia: sia perché con la lawsonia si fissa meglio, sia perché l’indigo ha sostanzialmente solo proprietà tintorie ed usato da solo non renderà mai i capelli corposi e lucenti come avviene se miscelato alla lawsonia. Questo vale anche per chi si vuole tingere di nero, infatti come si può vedere dalle foto qui sotto è possibile arrivare ad un nero pieno e senza riflessi rossi pure mescolando lawsonia ed indigo in pari quantità.
Inoltre, se si è fatto uso di indigo in futuro si dovranno evitare le decolorazioni, perché dei riflessi verdastri saranno un risultato assicurato anche a distanza di molti mesi. Maggiori info in proposito qui.
QUALCHE FOTO DAL GRUPPO…
Francesca: fa mix di lawsonia + indigo (dal 10 al 60%) alternati a pure hennate; prima foto con flash, seconda alla luce naturale, ultime tre al sole
Chiara Raffone
Salve,ho deciso di affrontare la.mia prima tintura con hennè..ho una base molto scura tendente al nero e il risultato del contatto ,che ha permesso di carica le sue foto,sarebbe il mio obiettivo finale..dico in anticipo k in realtà la mia premura nn è tanto il colore quanto dare più volume e corposità a dei capelli Fini e deboli..detto ciò quale hennè mi consigliereste? Grazie anticipatamente 🙂
Ileana Bassani
ciao,
articolo molto interessante, grazie.
volevo chiederti…ma quindi l’indigo colora? spevo che l’unica colorante fosse la lawsonia…io per il momento sto tentando di coprire I bianchi con miscela di lawsonia 40% e katam 60% ma non sono perfettamente coperti… grazie.